Ogni volta che ci si trova davanti a qualcosa di spiacevole o pericoloso, in modo del tutto naturale, tendiamo a mettere in atto ciò che viene definito evitamento. È un comportamento che consiste nell’evitare situazioni, pensieri o emozioni che sono percepiti come sgradevoli, minacciosi o ansiosi. Possiede un valore adattivo, ha una precisa funzione: ci permette di allontanarci da una minaccia reale. Allo stesso tempo, ha anche una connotazione negativa. Infatti, può diventare disadattivo nel momento in cui tale strategia, a lungo andare, diventa una modalità di soluzione che limita la possibilità di esplorazione e produce:
• un abbassamento della qualità di vita;
• una riduzione delle attività;
• una limitazione della vita sociale.
Come funziona?
L’evitamento può manifestarsi in vari contesti: dall’evitare situazioni sociali o emotivamente intense, fino all’evitare compiti o responsabilità. Ma come funziona questo comportamento?
Ogni volta che ci troviamo in una situazione che viene percepita come spiacevole e/o pericolosa e per le quali proviamo ansia e paura, viene utilizzata la strategia dell’evitamento con lo scopo di smettere di provare quelle emozioni e stare meglio. Infatti, solitamente, dopo che si è riusciti ad evitare la situazione spiacevole, si prova una sensazione di sollievo e un’abbassamento del disagio.
Queste emozioni piacevoli svolgono la funzione di rinforzo in quanto attiva un circolo vizioso per cui ogni evitamento conferma l’idea non essere grado di fronteggiare la situazione e che quest’ultima è pericolosa. E di conseguenza si mette in atto il comportamento un maggior numero di volte.
Questa maniera di agire, a lungo andare, produce un meccanismo tale per cui l’evitamento diventa una strategia, un modo di comportarsi nella vita quotidiana che verrà applicata anche ad altre situazioni simili a quella temuta comportando una riduzione delle attività e di conseguenza una compromissione della qualità di vita, generando sofferenza.
Come trattare l’evitamento?
La gestione dell’evitamento è una componente importante nel trattamento di disturbi come l’ansia o le fobie. L’approccio cognitivo comportamentale è dimostrato essere efficace in quanto permette di identificare e affrontare le radici dell’evitamento, incoraggiando gradualmente la persona ad esporsi alle situazioni o pensieri temuti.
Infatti, l’esposizione è una delle tecniche utilizzate nell’approccio cognitivo comportamentale per il trattamento di ansia e fobie. Tale tecnica consiste nell’esporsi e nell’affrontare in maniera graduata ciò che spaventa, aumentando progressivamente la difficoltà al fine di affrontare le situazioni temute senza provare troppo disagio. Questa tecnica deve essere utilizzata sotto la guida di un professionista che fornisce supporto durante tutto il processo.
Perchè esporsi?
Leggendo queste righe qualcuno di voi potrebbe pensare: “perché dovrei espormi a ciò che mi fa paura o mi provoca ansia? Mica lo voglio fare! Non voglio sentirmi a disagio”. Questo genere di considerazioni sono del tutto normali e comprensibili e questo fa sorgere una domanda: perché bisogna fare l’esposizione?
La fase dell’esposizione è un passaggio fondamentale durante il trattamento in quanto è necessario rieducare il cervello a comportarsi e a pensare in maniera differente. Infatti, con l’utilizzo dell’evitamento, si entra in un meccanismo per la quale si prova sollievo solo nel momento in cui si evita la situazione e si forma la convinzione di non essere in grado di affrontare la situazione perché il livello di ansia è costantemente elevato e percepito come intollerabile.
Le ricerche in letteratura dimostrano come l’ansia sia in realtà fluttuante e che non è mai allo stesso livello. Gli studiosi Yerkes e Dodson hanno ideato ciò che viene definita la curva dell’ansia per spiegarne il suo funzionamento.
Attraverso tale rappresentazione grafica, è possibile vedere come inizialmente il livello di ansia aumenti ma ad un certo punto, con il trascorrere del tempo, per una questione fisiologica, man mano decresce fino ad arrivare a provare la sensazione di sollievo.
Le ricerche scientifiche dimostrano che, attraverso la tecnica dell’esposizione, è possibile sperimentare la stessa sensazione di piacere e sollievo che si prova nel momento in cui si mette in atto la strategia di evitamento.
In conclusione, l’evitamento è un fenomeno complesso che può avere un impatto significativo sulla vita delle persone. È importante riconoscere che l’evitamento può essere una risposta naturale a situazioni stressanti o dolorose, ma può anche diventare problematico se limita e ostacola le relazioni con gli altri. Attraverso la psicoterapia è possibile comprendere le cause e i meccanismi dell’evitamento e trovare strategie alternative e più funzionali per affrontare le situazioni temute e migliorare la qualità della propria vita.
Dott.ssa Ariele Dendena